Com'è cambiato il mondo della ristorazione tra delivery e spazi ridotti
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Com’è cambiato il mondo della ristorazione tra delivery e spazi ridotti

Non siamo ancora tornati alla normalità, ma già possiamo guardare al passato con una certa distanza. Provando anche a fare dei bilanci con l’obiettivo di comprendere come siamo cambiati. Tutti ne usciamo un po’ diversi da questa vicenda. Personalmente, ma anche professionalmente. Dire che ci siamo dovuti reinventare può apparire un po’ scontato, ma è sotto gli occhi di tutti che è stato così. Ed è quello che vogliamo oggi raccontarvi.

Non una questione di retorica

Parlare di cambiamento può apparire retorico. Forse anche noioso. Non possiamo però ignorare che quanto accaduto e quanto sta accadendo ci abbia lasciato indifferenti. Non è quindi importante stabilire se siamo cambiati o meno, ma quanto e in che modo.

Il nostro settore è stato condizionato dalle misure restrittive. Appena è stato possibile uscire e aprire le porte della nostra sala esterna abbiamo notato una certa frenesia. Il desiderio di tornare a riassaporare i momenti di socialità e svago che si era abituati a vivere dandoli forse a volte troppo per scontati. Il ritorno a questa parziale normalità è stato graduale. Le prime concessioni sono capitate quando le condizioni meteorologiche non erano delle più favorevoli per mangiare all’aperto. Eppure la risposta c’è stata. Dopo le prime diffidenze a uscire siamo andati in crescendo. Complici anche la proroga e poi l’abolizione del coprifuoco le cose sono andate e stanno andando sempre meglio.

Anche il delivery è stata un’esperienza interessante. Ci ha permesso di metterci in discussione in tutti i sensi. Anche ripensando i menu da proporre per questa particolare tipologia di clientela. Con questo servizio siamo riusciti a stare vicino ai nostri clienti e di rivederli. Un’occasione di umanità che ci ha permesso di vivere quella dimensione sociale che caratterizza il nostro lavoro. Abbiamo anche avuto modo di conoscere nuovi clienti, scoprendo opportunità che magari non avremmo mai potuto cogliere. Anche questo è stato un significativo insegnamento.

Raccogliendo ciò che abbiamo seminato

Se dobbiamo trarre un insegnamento da questi mesi possiamo trovare due spunti. Da una parte che, nonostante tutto, abbiamo sempre ricevuto interesse da parte dei nostri ospiti e clienti affezionati. Un segnale gratificante di quanto fatto in questi anni. Un lavoro di attenzione e cura anche e soprattutto dei rapporti umani. Un rapporto non tra esercente e cliente, ma tra persone che hanno la stessa passione per la cucina e l’esperienza che il mangiare e il bere è in grado di suggerire.

C’è poi tutta la riscoperta dell’emozione di essere ciò che siamo. Stiamo sperimentando una maggiore attenzione nel fare le cose e una voglia di farle in maniera sempre migliore. Ciò che ci sta colpendo è anche l’emozione che traspare dai nostri ospiti. Una comunicazione più profonda e che non si limita al semplice apprezzamento o commento dei piatti. C’è voglia di cogliere tutte le occasioni possibili. Anche un semplice saluto oggi lo viviamo con maggior intensità.

Tutti siamo cambiati perché tutti abbiamo perso qualcosa. Ci è stato tolto del tempo da vivere come eravamo abituati a fare. Guardare al passato è da nostalgici. Guardare al futuro da sognatori. Aver perso qualcosa ci ha aperto gli occhi sull’importanza di quello che abbiamo. Vogliamo vivere il presente con la consapevolezza di quanto vissuto e con l’attenzione a conservare quanto di buono, ogni giorno, possiamo vivere. Questa rinnovata consapevolezza ci fa riscoprire la bellezza di quello che tutti i giorni facciamo e che ci è mancato mettere in pratica.

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